Poema breve: “conquista difficilissima: quella di congiungere l’essenzialità del metro lirico con la tragicità del discorso, l’angoscia con la limpida inventività dell’immagine.” Giorgio Bàrberi Squarotti
Poi
non fummo
foglie
né vento
né stelle
Trafugati
silenzi
dall’orrido
abisso
vertigine
di pensieri
impossibili
L’alba chiara
sul tremolante mare
sulle nostre angosce
di irrisolte solitudini
L’attesa
lunga
tormentata
da assurde
violenze
Pensieri
parole
accidentati
sentieri
inaccessibili
misteri
Splende
lo stesso sole
sui volti
deturpati
sui corpi
mutilati
Nel porto sepolto
di quotidiane
sconfitte
naufragarono
le nostre
illusioni
I carriarmati
a Budapest
ci trovarono
piccoli
ed inermi
A Praga
bruciò
la libertà
nelle carni
di Jan Palach
Ora ancora
il delirante
scempio
di corpi
inermi
Non abbiamo
imparato
forse
non impareremo
mai
che non esistono
razze
ma uomini
peggiori
migliori
Suoneranno lugubri
i rintocchi
di anni bruciati
dall’odio
Non fummo
santi
né eroi
Crocifissero
ignari
i nostri
entusiasmi
Velarono
il cielo
di orrido
velo
Caddero
come foglie
d’autunno
nel giardino
della speranza
Scivolarono
nella gelida
bara
dell’Isonzo (1)
Il grido
soffocato
dal freddo
del Carso
Il Piave
mormorò
storie di vite
recise
di occhi
inorriditi
Baionette
rosse
di sangue
innocente
Dispersero
al vento
le ceneri
Nel cuore
nessuna croce manca
E’ il mio cuore
il paese più straziato (2)
Cantò il vate
mitologiche imprese
contese
il cielo
all’aquila
imperiale
s’involò
con ali leggere
sull’Alpe sublime
E le valli
ascoltarono
meste
il lamento
di Andromaca
infelice
per lo sposo
ucciso
e la patria
distrutta
schiava
inconsolata
di Ermione
Nelle cadenze (3)
di ritmi antichi
corpi leggeri
danzavano
al Sole
ed alla Luna
raggelata
di morte
offrivano
il cuore caldo
della vita
Offrivano
fiori
le giovani
spose
alla Terra
feconda
Imeneo
invocando
al chiarore
di fuochi
notturni
Spartirono
le sue vesti
affondarono
nel costato
ogni violenza
incatenarono
ai rovi
le sue carni
Non ascoltarono
i canti
il Sole
e la Luna
Gli spiriti
del giorno
e della notte
tacquero
Sulla polvere
muta
cigolò
la ferraglia
i cannoni
lacerarono
il silenzio
Galoppammo
nuvole di sogni
ci ritrovammo
su cavalli
di frisia
Nella steppa melmosa
e gelida
gridarono
antichi
spiriti
Hìe Paiàn (4)
ed il cielo
si chiuse
nero
sulle nostre teste
attonite
senza segno
senza croci
brandelli
di umanità
dispersa
Non avemmo
più
lacrime
per la nostra
disperazione
Le parole
sassi
la vita
confusa
tra le tante
macerie
Relitti (5)
furono
i giorni
di lunga
agonia
Marzabotto
Dongo
via Rasella
tragedia
truculenta
Piazzale Loreto
scenario
tribale
di macabri
trofei
Un sole
nuovo
rigenerò
la terra
La pioggia
lavò
il selciato
insanguinato
Rimuovemmo
dalle nostre
coscienze
i misfatti
I morti
seppellirono
i morti
e con essi
antichi rancori
Poi (6)
si vestirono
di bianco
si cambiarono
le insegne
I contadini
a Portella della Ginestra
non furono
martiri
né eroi
Avola
Battipaglia
Italia
umiliata
e persa
Sventolarono
bandiere
rosse di vergogna
bianche
come le carni
di vittime
innocenti
Non fummo
santi
né eroi
ma intera
era la rabbia
del sogno
tradito
Si consumarono
le ultime
speranze
nelle piazze
di Genova
e Milano
nelle voci
disperate
dei braccianti
I contadini laceri (7)
i calzolai tisici
gridarono
nel silenzio
il tradimento
raccontarono
ai figli
le tristezze
Fuggirono
da piazze desolate
infami
affagottata
la dignità
sola ricchezza
Lasciarono la terra
dolce e amara
cantando
vecchie nenie
come lamenti
Lontani
nella bruma
gelida del nord
accarezzato
il sogno
del ritorno
Fiorai
stracciaroli
verdurai
operai
di giorno
la sera
nei tuguri
freddi
della periferia
malsana
nelle cascine
abbandonate
della padana
Gridarono
al miracolo
in questo
Paese
dove la sofferenza
dei poveri
è una virtù
per santi
Avola
Battipaglia
una grido
una speranza
Pinelli
Calabresi
la strage
di Milano
di Brescia
un avvertimento
Mistero
anni di mistero
e di terrore
di speranze
mortificate
di tragedie
consumate
Anni
di piombo
con vittime
innocenti
in un Paese
dilaniato
da vecchi
e nuovi
prepotenti
L’indignazione
falsa
fu la bara
di Aldo Moro
fu il viatico
per nuove
avventure
Indignazione
bugiarda
per Russo
Terranova
La Torre
Mattarella
Dalla Chiesa
Cassarà
Falcone
Borsellino
per i figli
che non vedranno
più i padri
per le spose
che grideranno
inascoltate
il loro
strazio
Ci hanno
spogliati
derisi
venduti
Son caduti
i muri
Abissi
profondi
hanno segnato
i limiti
delle nostre
coscienze
Non abbiamo
più lacrime
per le donne
violentate
i bambini
umiliati
Dio
ci ha lasciati
nella terribile
solitudine
in una terra
impazzita
in una notte
infinita
S.B.T., marzo 1993
note:
(1) La grande guerra
(2) G. Ungaretti “ San Martino del Carso” – 27 agosto 1916
(3) Guerre coloniali
(4) “ scaglia colpendo “ invocazione malaugurante che si faceva ad Apollo prima di una battaglia
(5) La guerra di liberazione
(6) Trasformismo politico
(7) Rocco Scotellaro “ Liberate, uomini, il carcerato” (Napoli, 1946)
Pubblicato su: Vernice Anno II n. 6/7, ed. Genesi – Torino 1997
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