Nel primo incontro mi parlò della sua tematica, la sua maniera di vedere il mondo e di rappresentarlo.
Il disfacimento della materia trovava infatti nelle forme plastiche una sintassi espressiva, tutta inventata e perciò originalissima, che esprime compiutamente il sentimento del tempo e lo porta ad inserirsi, a buon diritto, tra le figure più eminenti dell’arte contemporanea.
Gatti ischeletriti, farfalle che, seppur molto belle, sembrano immagini di incubi fissati nel bronzo per quel tanto di follia e di metafisico che ogni vero artista possiede. maternità tormentatissime, figure lunghe, magre, dove l’anatomia è tutta dissolta nell’effetto plastico che è tutto evidente, non abbisognevole di discorsi medianici.
I volti, tutti di donna, ovali, piccoli, martellati, i cui connotati sono appena tracciati, eppur tanto compenetrati nella coscienza di essere materia liquefatta, tenuta appena da segmenti in rilievo inventati dall’artista perché il segno non si risolvesse in polvere, ed il dramma non scomparisse definitivamente nel nulla.
Smaterializzare la materia recuperando l’uomo nella sua bellezza estrema: un discorso ambiguo, difficile, ma concreto, reale, storico.
Il lavoro, la ricerca e quel pizzico di eccezionalità, quel fuoco mai spento ma tenuto sempre vivo nei lunghi anni sofferti, virilmente sofferti, quando il facile guadagno, miraggio dei più, lo avrebbe potuto distogliere dal suo essere diverso, per essere come gli altri, frequentatori di ristoranti, amanti della domenica sportiva, delle fatue evasioni inventate dal consumismo.
Gli anni delle privazioni sono stati gli anni più importanti nella ricerca della forma che potesse esprimere tutto il male del mondo in maniera composta, aggraziata (Tav. 21-22-23).
La grazia nel livore della putrescenza, nella morte, nella prigione: ecco un altro elemento importante della sua opera (Tav. 24).
I pezzi più forti non sono i grossi monumenti, seppure in essi c’è tanta miseria, ma quelli piccoli, quelli che nascono e vivono e si tengono in costante rapporto con l’artista, un rapporto ove tutto è proporzionato. La sua piccola figura si riproduce nelle sculture per esprimere la grazia.
Il Messaggero” 15 ottobre 1977 – “Un libro del dr. Crocetta”
“il Resto del Carlino” 18 ottobre 1977- Serafino Castelli: “Presentato il libro su Marinucci del dott. Crocetta – Quando uno scultore incontra un funzionario di Ps”.
“Il Messaggero” 21 ottobre 1977 – “Arte & Libri – Profilo di G. Marinucci”, monografia a cura di Mauro Crocetta.
“Arterama” gennaio 1978- “Stampe raccomandate” monografia di Giuseppe Marinucci, a cura di Mauro Crocetta.
“La Notte”4 marzo 1978 – “Presentazione della monografia alla Famiglia Meneghina”, a cura di Mauro Crocetta.
“La Notte” 7 marzo 1978 – “Giuseppe Marinucci”, monografia a cura di Mauro Crocetta.
“La famiglia Meneghina” (rivista), Milano gennaio – aprile 1978 – R. recensione alla monografia “Profilo di Giuseppe Marinucci” a cura di Mauro Crocetta.
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