Saggi

Dall'uomo all'Uomo Ipotesi di NEOUMANESIMO 1986

PERCHE’ DIO
Se chiedessimo che cos’è Dio ad un bambino, ad un adolescente, ad un uomo, ad un vecchio riceveremmo risposte tutte diverse. E sarebbero diverse pure quelle date da una donna, da una madre, da una bigotta, da un intellettuale , da un ateo.
Ognuno ha una propria idea di Dio e ciò ci indurrebbe a concludere che non è possibile una religione universale se abbiamo tanti “dio” per quante sono le persone da noi interpellate.
Se ci sforzassimo però di riflettere sulle risposte e cioè sulla definizione che ciascuno dà di Dio scopriremmo che si tratta sempre della stessa realtà rappresentata con linguaggi diversi che vanno dal semplice all’articolato in relazione alla cultura di ciascuno.
E’ ormai acquisito, nella letteratura specializzata, che l’uomo procede nella conoscenza esponendosi interamente al mondo delle cose la cui realtà coglie nei suoi insiemi ( Rousseau, Piaget, Heidegger, Gadamer etc.). Quindi si va dalla sua scomposizione sino alla conoscenza analitica dell’unità.

Con un processo inverso il mondo fisico viene memorizzato, dopo una elaborazione dei suoi elementi, e ciò avviene quasi per istinto.
L’astrazione dal mondo fisico è alla base del processo formativo delle idee. Esse altro non sono che situazioni particolari analizzate, depurate dal contingente ed espresse con segni convenzionali che possono essere verbali e numerici.
La cultura del mondo delle cose diventa cultura di astrazioni con l’invenzione del linguaggio verbale e del numero.
La parola “mela” non è solo un suono, ma una realtà astratta, metafisica che ha riferimento al fisico nel senso di “res”, cioè concretezza.

Il numero non è soltanto un segno od un suono, ma astrazione, processo metafisico con referente nel mondo fisico nel senso di quantità.
La parola ed il numero sono le prime divinità scoperte ( o inventate?) dall’uomo. Nei paesi nordici il dio inventore della parola, Odino, fu tra i più venerati , così Hermes nel mondo pagano, Thoth nell’antico Egitto.

Il Vangelo di Giovanni inizia proprio con la sacralità della “parola”: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio…”
Linguaggio verbale e numerico si apprendono come dato totale della realtà cui si riferiscono, non come struttura. Il discorso strutturale è solo possibile quando si è superato il problema di avere un simbolo numerico o fonematico del reale e si è abbastanza liberi dall’uso del simbolo che sia strettamente connesso al materico.
Gli strutturalisti ed i matematici puri non hanno più bisogno di usare abbecedario e pallottoliere. Del mondo delle cose possono fare a meno e costruire strutture verbali ed equazioni matematiche pure, libere cioè dal dato “reico” che le ha generate.
Per tornare alla domanda che ci siamo posti all’inizio: “che cos’è Dio?”, la risposta è uguale a quella che si darebbe alle domande: che cos’è il numero, che cos’è la parola?
Astrazione del mondo reale; il mondo reale in simbolo prima, in suono poi. Simbolo e suono a rappresentare il mondo reale, il mondo cioè che cade sotto i nostri sensi.
In tribù primitive, che rappresentano i primi stadi del processo evolutivo, il sacro si materializza in idoli, feticci che rappresentano realtà sensoriali che sono fonte di vita. La pioggia, il vento, il sole, la luna, elementi puri della natura rappresentano il concreto modo di essere del divino.
A mano a mano che l’uomo si evolve si distacca sempre più dal mondo fenomenologico e reico da cui astrae l’idea di Dio rendendola sempre più realtà metafisica. Ed il mondo naturale da essere causa del divino, per un processo inverso, diventa sua manifestazione, la positiva “res natura” si volatilizza nella “res Divina”, nel suo negativo che afferma l’esistenza negata, la corporeità. Così nel primo libro della Genesi il Dio “faber” crea il cielo e la terra, la luce e le tenebre, il mare e le nuvole, gli alberi e le varie piante, il sole, la luna e le stelle, gli animali ed i pesci ed infine l’uomo a sua immagine e somiglianza perché fosse signore del mondo intorno a lui. Non molto diverso è il racconto che Ovidio Nasone ci fa nel primo libro delle Metamorfosi: “ Un dio, col favore di natura, sanò questi contrasti: / dal cielo separò la terra, dalla terra il mare / e dall’aria densa distinse il cielo limpido./ E districati gli elementi fuori dall’ammasso informe,/ riunì quelli dispersi nello spazio in concorde armonia./ Il fuoco, imponderabile energia della volta celeste,/ guizzò insediandosi negli strati più alti;/ poco più sotto per la sua leggerezza si trova l’aria;…. Ma ancora mancava l’essere più nobile che, dotato/ d’intelletto più alto, sapesse dominare sugli altri./ Nacque

l’uomo, fatto con seme divino da quell’artefice/ del creato, principio di un mondo migliore,/ o plasmato dal figlio di Giapeto (Prometeo), a immagine di dei/ che tutto reggono, impastando con acqua piovana/ la terra recente che, appena separata dalle vette/ dell’etere, ancora del cielo serbava il seme nativo; / e mentre gli altri animali curvi guardano il suolo,/ homini sublime dedit caelumque videre/ iussit et erectos ad sidera tollere vultus.”
E’, per così dire, un processo di andata e ritorno. Si parte dal mondo “delle cose” la cui sublimazione si concretizza nell’idea di Dio, da cui si riparte per spiegare il mondo “delle cose” questa volta come materializzazione del divino. Sublimazione e materializzazione della natura.
Il “teologismo” nella cultura europea ha generato, per reazione, grandi rivoluzioni culturali quali l’illuminismo ed il marxismo che hanno cercato di riportare la questione alla dimensione primitiva, cioè umana. Le sue costruzioni e dimostrazioni prescindendo dal dato umano inevitabilmente diventano vaniloquio facilmente confutabili sul piano razionale. Se togliamo ad Einstein il numero, tutta la costruzione matematica non ha più senso, ed il numero ha stretta relazione con il mondo delle cose di cui è misura. Così togliendo la parola allo strutturalista, non sarà più capace di costruzioni verbali, e la parola è la prima copia metafisica della “res”.
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Saggi vari

“Teatro – la stagione del silenzio” “Ascoli Sette Giorni”, anno I n. 9, 31 marzo 1979
“La stagione del silenzio “ atto II “Ascoli Sette Giorni”, anno I n.13, 28 aprile 1979
“Dall’Uomo all’Uomo Ipotesi di NEOUMANESIMO” 1986
“LA LETTERATURA ITALIANA ‘800 – ‘900”
“Crisi del libro. Ipotesi di un nuovo modo di trasmissione del messaggio” (I parte) in “Riviera della palme” anno III – settembre – ottobre 1987
“Crisi del libro. Ipotesi di un nuovo modo di trasmissione del messaggio” (II parte) in “Riviera della palme” anno III – novembre – dicembre 1987
Profilo critico su “Claudio Angelini: Apocalisse prossima ventura” a cura di Mauro Crocetta per la presentazione del libro “Gomorra” 15.IX.87
“Pericle Fazzini: scultore della natura”in “Riviera della palme” anno IV n. 1 – gennaio 1988
“2000: quale arte? La lezione dei futuristi”in “Riviera della palme” anno XV, n. 3 – maggio – giugno 1999 –
“Al degradar dell’alto” L’artista risponde all’inchiesta “Vernice”ed. Genesi – anno IV – n.11-12 – gennaio 1999
“Oltre il duemila si rischiara all’alba”L’artista risponde all’inchiesta “Vernice”, ed. Genesi – anno VI – n. 14-15 – febbraio 2000
“Tra fede e politica” L’artista risponde all’inchiesta Vernice” ed. Genesi – anno VI – n. 16 – settembre 2000
“Gli architetti delle parole” L’artista risponde all’inchiesta “Vernice”, ed. Genesi – anno VII – n. 19 – 20 – dicembre 2001

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